martedì 27 ottobre 2020

L'importanza di parlare in pubblico

Cari lettori, 

finalmente riprendo a scrivere raccontando i lavori che sto svolgendo in classe. Non mi sono pronunciata molto in questo mese perché avevo bisogno di ritrovare me stessa come insegnante e credo che finalmente stia tornando sui miei passi. 
Oggi vi voglio parlare su come sto lavorando sugli insiemi. 
Da premettere che ho iniziato il percorso di Matematica con la storia del Bruco Maisazio e che ho raccontato ai bambini che per far diventare il bruco una farfalla dovremo aiutarlo, inoltre, durante il percorso annuale incontreremo dei suoi amici. Perciò, per ogni argomento nuovo che introdurrò presenterò anche un personaggio.
Per introdurre gli insiemi ho usato il coniglio
Ho preparato un cartellone con un recinto e proposto agli alunni di disegnare un proprio coniglio e una margherita. Dopo, ho chiesto loro di incollare il coniglio dentro il recinto e il fiore fuori dal recinto (anche per rimarcare e consolidare i concetti di dentro e fuori). 




Dopo aver terminato l'attività, nella lezione successiva ho chiesto ai bambini di riflettere sul lavoro svolto e quanti insiemi si potrebbero creare. Le considerazioni che sono emerse dai loro ragionamenti sono, appunto, che abbiamo l'insieme di conigli, che sono separati dai fiori perché i conigli sono degli animali e i fiori no. Inoltre, mi hanno chiesto di dividerli anche in base ai colori dei conigli. Perciò, sono nati dei sotto insiemi in cui gli animali sono stati raggruppati per colori differenti. 



Terminato questo lavoro di gruppo, ogni studente ha documentato il lavoro sul proprio quaderno. 




Partendo da questa attività, ho assegnato come compito per casa quello di realizzare degli insiemi utilizzando dei materiali da riciclo e raggruppare con il verde l'insieme con più elementi e di azzurro l'insieme con meno elementi. In classe, ogni studente ha presentato davanti ai compagni il proprio progetto spiegando che tipo di insiemi ha realizzato e come li ha divisi.
Questo lavoro è utile per me per iniziare a capire che tipo di logica ha ogni studente e se ha iniziato ad entrare nel meccanismo di insiemistica. Inoltre, è utile a loro per abituarsi a parlare davanti ai loro compagni e abituarli ad esporre un proprio pensiero. Deve essere una sorta di allenamento e questo l'ho sperimentato anche su di me quando ero responsabile del progetto Erasmus in Schools (progetto dell'associazione Erasmus Student Network) in cui dovevo presentare i progetti di scambi europei. Anche il semplice fatto che per loro non era un semplice compito ma un progetto da presentare a scuola li aiuta a responsabilizzarsi e a curare il lavoro, in modo tale che si sentino soddisfatti e gratificati in quanto è un artefatto realizzato completamente da loro senza il mio supporto ma dando solo delle linee guida.  
Termino mostrandovi i lavori realizzati dai bambini e con una frase di Grey's Anatomy che mi sta molto a cuore e che mi aiuta sempre quando devo parlare in pubblico.

“C’è uno studio scientifico che dimostra che se tieni questa posizione da supereroe per cinque minuti prima di un colloquio o una presentazione importante o un lavoro difficile non solo ti sentirai più sicura, ma andrà sensibilmente meglio.”  























giovedì 15 ottobre 2020

Diario di una maestra alle prime armi #3

"Ed è inutile che mi asciughi le lacrime quando piango

Ed è inutile che mi abbracci solo per restarmi intorno

Tanto io per te

Io non esisto"

Io non esisto - Thegiornalisti (https://www.youtube.com/watch?v=xgs7QW-fb8U)


Cari lettori, 

oggi ho deciso di iniziare con questa canzone dei Thegiornalisti, alcuni di voi li conosceranno. Questa è una delle canzoni più tristi e belle che abbiano scritto, quando ancora non erano così famosi. Lo so, è veramente malinconica e qualcuno di voi magari si starà chiedendo per qualche motivo abbia deciso di iniziare proprio così. Mi è venuta in mente durante un incontro con uno psicologo e stavamo discutendo sulla modalità di approccio con gli studenti. Mi diceva di quanto fosse importante il saluto, è un gesto che ci tocca, nel momento in cui qualcuno ci saluta significa che esistiamo per quella persona. Mentre diceva quelle parole mi sono sentita toccare dentro, mi ha portato a riflettere tutto il giorno e mi sono chiesta "Io saluto i miei bambini? Hanno la percezione che esistono per me?". 
Avere 23 bambini in classe è dura, devi avere gli occhi ovunque e cercare di soddisfare i bisogni di tutti nella maniera più equa possibile per evitare che qualcuno si senta "oscurato". 
Qui mi ricollego alla canzone: ci sono stati momenti della mia vita, come anche adesso, in cui ci sono state persone importanti che mi hanno tolto il saluto e senza una giustificazione.  Non c'è cosa più tremenda nel sentirsi trasparente, sentirsi ignorati, sentirsi come se non esistessi. Oggi entro un po' troppo nel personale: l'ultima persona con cui ho avuto una storia importante non mi saluta più. Ciò mi fa sentire in due modi: da una parte mi sento sollevata, perché comunque era una persona che magari non mi faceva del tutto bene, dall'altra mi fa stare abbastanza male perché è una persona con cui sono cresciuta e con cui avrei voluto continuare a condividere, anche semplicemente in amicizia, momenti della mia vita. Sicuramente è stata una persona che mi ha migliorato, penso che anch'io abbia migliorato lui e sicuramente anche questa esperienza mi aiuta a essere più forte. 
L'unica cosa che ho paura è, considerando questa situazione che ho passato, tendo anch'io a non "salutare" qualcuno?
Ieri mentre praticavo pole dance, la mia istruttrice mi ha spronato nel fare una coreografia di improvvisazione, potete immaginare il mio imbarazzo perché sono ancora agli inizi del livello base 2. Alla fine mi sono buttata e terminata la coreografia mi ha detto "Sei andata molto bene, unica cosa: allontanati da quel palo. 
É come se fosse il tuo ragazzo, più gli stai lontana più ti cerca, più gli stai appiccicata più hai probabilità di prenderti un palo in faccia." Ovviamente mi misi a ridere e risposi: "Ottimo modo per affrontare le relazioni sentimentali." "Tu scherzi tata, l'altro giorno ero ad un corso di formazione e parlavano di quanto le nostre relazioni influiscano anche sul nostro lavoro e sulla relazione con le allieve, immagina quanto mi abbia colpito dentro quell'incontro." Aveva ragione, purtroppo,  per quanto siamo bravi a separare la sfera lavorativa e quella personale, in un modo o nell'altro si influenzano.  
Penso solo che certe volte ho paura di non dare la giusta attenzione alle persone, come ho paura di non dare la giusta attenzione ai miei alunni. Loro ormai mi vedono come un punto di riferimento, come anche la mia collega, però ecco, ho paura. Ogni volta che torno a casa mi chiedo se ho fatto bene le cose e se ho dato qualcosa di buono a loro. Sicuramente mi pongo come obiettivo quello di chiedere più spesso ai miei bambini come stanno e cercare di parlare più spesso con loro sul come si sentono a scuola.
E voi? Salutate i vostri alunni?




sabato 10 ottobre 2020

Diario di una maestra alle prime armi #2

 Cari lettori, 

le mie giornate vanno meglio, un po' per volta sto ritrovando piccole parti di me che avevo perso durante queste ultime settimane. 

In particolare, le ho ritrovate ieri parlando con la nuova arrivata, una ragazza di 25 anni che è alla sua prima esperienza lavorativa. Era un po' di giorni che l'avevo notata, non avevo mai l'occasione di parlarci, ieri ci siamo ritrovate nello stanzino dei docenti. Abbiamo parlato e mi ha spiegato la sua tesi di laurea e di come si sentisse in questo periodo e mi ritrovavo in tutte le parole che diceva. L'avevo vista un po' spaesata questi giorni, mi spiegò le sue tante paure e insicurezze. Le risposi: 

"Ti capisco perfettamente. Lo scorso anno, puoi chiedere a chiunque in questa scuola, ho pianto ogni giorno per quasi un mese. Ripetevo sempre che mi sarei data due mesi di tempo e se non mi fossi sentita meglio mi sarei licenziata. Mi sono ritrovata a gestire due classi bellissime ma impegnative, mi sentivo che non ero all'altezza, insicura e che non ero brava nel mio lavoro. Ho provato ad usare diverse modalità di insegnamento, poi un giorno mi sono fermata e mi sono chiesta: Che tipo di insegnante voglio essere? Ecco, poniti ogni giorno questa domanda, tu che insegnante vuoi essere? Puoi chiedere aiuto alle colleghe, puoi farti suggerire delle attività, puoi usare schede, libri, ma la prima cosa che devi fare è capire chi vuoi essere. Se non senti tua una modalità di insegnamento, se senti che non ti appartiene, non riuscirai mai a trasmettere l'entusiasmo e la voglia di apprendere. Se invece senti tuo quel modo di insegnare, arrivi a tutti, arrivi ai bambini, ai genitori, alle colleghe. Questa domanda è l'unica che ti aiuterà a trovare la forza di credere in te stessa e non pensare mai che non sei brava. Parti da questo e poi costruisci il tuo percorso e vedrai che avrai le tue soddisfazioni."

Mentre dicevo quelle parole pensavo che in realtà le stessi dicendo a me stessa, sapevo che in quel momento stavo aiutando lei ma anche me.

Inoltre, ho l'abitudine di leggere l'oroscopo di Rob Brezsny e di provare a mettere in pratica i compiti che assegna per quella settimana. Come sempre, dice sempre la parola giusta al momento giusto. Il compito per questi giorni è questo: qual è l’azione più interessante e trasformativa che potresti avviare in questo momento? 

Spero di trovare la risposta a questa domanda e di provare a metterla in pratica, spero, inoltre, di mantenere la costanza e di fare quel passo per volta per costruire il mio percorso con i miei bambini di prima. 

Buon fine settimana a tutti. 

Presto ci saranno nuovi aggiornamenti.



mercoledì 7 ottobre 2020

Diario di una maestra alle prime armi

 Cari lettori, 

ebbene si, dopo più di un mese ho deciso di fermarmi un attimo, pensare e ricominciare a scrivere sul mio blog. Dico così perché ho sempre procrastinato, mi dicevo sempre "Questa settimana mi metto e ricomincio a pubblicare" e alla fine non l'ho più fatto. In realtà non ho voluto. Non ho voluto perché non mi sentivo abbastanza sicura di quello che potessi condividere con voi. Prima di condividere qualcosa con qualcuno ho sempre il bisogno di fare chiarezza con me stessa e di essere sicura della mia idea. Certe volte è un bene, ma certe volte è un male perché fondamentalmente, il più delle volte, sono un'eterna indecisa oltre che un'eterna sognatrice.
Ho iniziato l'anno scolastico a mille, ero super carica, avevo 1000 idee che avrei voluto tanto condividere con voi e che alcune ho condiviso sulla mia pagina Instagram. Ero piena di certezze che purtroppo sono crollate un po' per volta fino a farmi arrivare a questo giorno in cui sono crollata io. Sono crollata nello stanzino dei docenti, che se fossi stata nella sala docenti delle scuole dove ho fatto tirocinio in Svezia non credo sarei mai riuscita a piangere lì, era un ambiente così bello e sereno che quando mi ci trovavo durante la pausa mi sentivo in pace. Inoltre, sono crollata con una mia collega. Sicuramente le sue parole mi hanno rassicurato ma in quel momento mi sentivo esattamente come nella citazione del libro "L'eleganza del ricco" di Muriel Barbery: 

"La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso nella boccia."

Esattamente così, credevo di inseguire le stelle e sono finita come un pesce rosso nella boccia. Nel giro di poche settimane mi sono ritrovata nuovamente senza una casa, con il ricominciare a farmi un'altra vita e con il ritrovare me stessa nell'ambito lavorativo. Dico "il ritrovare me stessa" a lavoro perché penso di star perdendo il mio punto di riferimento: la mia tesi di laurea. Lì è scritto esattamente che tipo di insegnante voglio essere, che sento dentro di me e riesco a trasmetterlo anche ai miei alunni. Mi chiedo ogni giorno "Federica, sei una persona migliore rispetto allo scorso anno?". La risposta mi viene spontanea e penso "Si, certo che lo sono. Allora perché non mi sento così migliore di come vorrei essere?". La riposta è semplice: perché sono troppo severa con me stessa. E' la condanna di essere figli o nipoti di maestri. Dovrei semplicemente rilassarmi, fermarmi a pensare, analizzare una cosa per volta e agire passo dopo passo. 
Quest'anno mi ritrovo anche con una classe di bambini di prima e sono completamente terrorizzata. 
Ventitré piccoli ometti che mi guardano con occhi perplessi chiedendomi "Maestra che facciamo?". Avete ragione, sono io la maestra, ma quando me lo chiedete vi vorrei rispondere "Non lo so bambini, in questo momento mi sento esattamente come voi in cui devo costruire le basi." Esatto, le basi. Quando li guardo mi viene in mente me quando sono a lezione con la mia maestra di pole dance che mi massacra di esercizi base per fare poi delle figure base, il che significa che tutto gira intorno alle basi. Ed è così, ho paura proprio perché devo costruire delle basi solide ai miei alunni ma nel momento in cui lo faccio sto costruendo delle basi anche per me, quindi è come se stessimo facendo questo lavoro insieme. 

Tutto ciò per spiegarvi come mi sento in questo momento e spero di tornare a pubblicare post sul lavoro che sto svolgendo a scuola e sui prodotti che acquisto. 
Buonanotte 💓