sabato 23 ottobre 2021

Diario di una maestra alle prime armi #7

Eccomi di nuovo qui a scrivere un altro dei miei articoli. È da un po’ che non scrivo, anzi, è da un po’ che non mi fermo a pensare e in questi giorni sono "costretta" a pensare. Penso alla mia vita personale, alle mie scelte e soprattutto al mio lavoro.

Quest’anno ho cambiato scuola: ambiente nuovo, colleghi nuovi e alunni nuovi.
Quest’anno riesco a respirare. Finalmente respiro. Mi sento rinata, mi sento serena.
Ogni anno è sempre una sfida nuova e più passano gli anni di lavoro, più mi rendo conto delle responsabilità che ho verso la scuola, verso la società.
Inizio a capire meglio determinate dinamiche sia organizzative che didattiche.
Ma c’è sempre una sfera che non sempre teniamo conto, ed è quella emotiva.
La scuola sembra ormai un campo di battaglia, un luogo dove ci si ascolta poco, si collabora poco. Un ambiente in cui gli insegnanti e i genitori vogliono avere sempre ragione. Un ambiente in cui, ormai, c’è una continua lotta di supremazia e finiamo tutti per dimenticarci la cosa più importante: far stare bene i ragazzi e stare bene noi stessi.
Noi insegnanti, genitori siamo qui per educare le future generazioni, stiamo dando in mano il mondo ai nostri ragazzi e se non iniziamo noi dalle piccole cose, a provare a rispettarci, provare ad ascoltarci, a comunicare, come possiamo pretendere che i nostri ragazzi possano migliorare quel pezzo di mondo intorno a noi?
Spesso entriamo in classe e ci dimentichiamo il vero motivo per cui siamo lì, perché siamo seduti dietro quella cattedra. Entriamo in classe e ci dimentichiamo tutto quello che ci eravamo posti come obiettivo per quella giornata: non alzare la voce, non dare punizioni, essere aperti all’ascolto. Eppure, che facciamo? Perdiamo la pazienza e adottiamo tutti i comportamenti che ci risultano più semplici e che conosciamo meglio: alzare la voce, dare punizioni, ascoltare poco. Ci dimentichiamo che magari quel bambino sta vivendo la scuola con un po’ di frustrazione o ansia, ci dimentichiamo della sua situazione famigliare, ci dimentichiamo che è un essere pensante. Tutto questo, poi, ci fa tornare a casa mangiati dai sensi di colpa, perché non abbiamo fatto abbastanza, non abbiamo fatto come volevamo, non abbiamo ascoltato i ragazzi, non abbiamo ascoltato il collega o la collega che magari aveva bisogno di un confronto o di sfogarsi, abbiamo alzato la voce e abbiamo dato quella punizione che non avremmo voluto dare. Soprattutto, ci dimentichiamo del perché abbiamo deciso di fare questo mestiere, perché abbiamo deciso di diventare insegnanti.
Però, il semplice fatto che partiamo già con degli obiettivi da raggiungere è un grande passo avanti.
Noi abbiamo un grandissimo potere, stiamo educando le future generazioni e dobbiamo essere fieri di questo lavoro, anche se ci dicono che ci facciamo tre mesi a casa e facciamo circa 4-6 ore di lavoro al giorno. Chi non insegna non può capire quante energie mentali spendiamo e, fidatevi, che le energie mentali sono più distruttive di quando fai 2 ore consecutive di pole dance.
Dobbiamo crederci nel nostro lavoro ed essere gentili e pazienti con noi stessi. Non sentiamoci in colpa se un giorno alziamo un po’ di più la voce, se daremo quella punizione in più, se non ascolteremo abbastanza i nostri ragazzi. Se non l’abbiamo fatto quel giorno, lo faremo il giorno dopo. L'importante è partire ogni giorno con degli obiettivi, provare a sperimentare comportamenti un po' più sani che potrebbero risultarci difficili, ma che potrebbero aiutarci per capire meglio i nostri alunni e cambiare la loro vita con una sola ora di lezione.  

“Un bravo insegnante non è forse quello che sa fare esistere nuovi mondi? Non è quello che crede che un’ora di lezione possa cambiare la vita?” Massimo Recalcati

mercoledì 1 settembre 2021

Laboratori Metodo Munari

Partiamo dal presupposto che sono un'amante dell'arte in tutte le sue forme, in particolare dell'ambito del disegno e della pittura. Da ragazzina disegnavo tanto e amavo pitturare, nell'adolescenza ho abbandonato queste mie passioni per diversi motivi. Ho ripreso qualche anno fa durante il primo lockdown che ho scoperto la tavoletta grafica per il disegno digitale. 



Questo libro permette di fare un passo indietro e di rivedere le basi del disegno, della creatività, dell'arte. Ti permette di apprezzare un semplice punto, un semplice segno, una semplice linea e che con questi pochi elementi si può creare una vera opera d'arte. Secondo Bruno Munari una persona priva di creatività avrà sempre bisogno di qualcuno di più creativo accanto per risolvere i problemi della vita perché una persona creativa prende e dona continuamente cultura alla propria comunità, cresce insieme a essa. 
La creatività bisogna svilupparla, ci vuole allenamento per avere una mente elastica e fantasiosa. Inoltre, non bisogna porre la preoccupazione estetica come punto di partenza, ma come una valenza, una sorta di valore aggiunto. 
Con Munari i bambini sono invitati a sviluppare una propria capacità espressiva, scoprire la realtà attraverso l'agire. 


Il libro è suddiviso principalmente in tre parti:

Introduzione dai segni parte dedicata agli elementi del metodo Munari, ai suoi testi e spunti per poter guardare le cose con occhi nuovi, perché 'il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi'. 

Se faccio capisco parte dedicata alla sperimentazione, ai laboratori. C'è sempre una prima parte che spiega i materiali utili per quella sperimentazione e alcune domande stimolo per poterci permettere di sviluppare un pensiero creativo rispetto a quello che andremo a creare. La seconda parte è dedicata all'esecuzione del laboratorio, spiegato passo dopo passo, anche con immagini. Ed infine, c'è sempre la riflessione finale. 

Cosa ho imparato è una brevissima sezione dedicata a cosa questi laboratori ci permettono di imparare. 
Qui trovate il link del sito dedicato al Metodo Munari: https://incasaconmunari.it
Qui trovate il link della mia pagina Instagram: https://www.instagram.com/brattoli_teacher/













mercoledì 4 agosto 2021

Maestra in viaggio #1

I viaggi migliori sono quelli organizzati all'ultimo minuto.

Sono sempre più convinta che le cose accadono sempre per una ragione e questa proposta di fare un weekend nelle Marche/Riviera romagnola è arrivata inaspettatamente. 

Con i miei compagni di viaggio ci siamo incontrati alla stazione di Ancona. Inizialmente il programma era di andare alla Spiaggia delle Due Sorelle ma non avendo trovato parcheggiato al porto di Numana e, di conseguenza, perdendo il traghetto abbiamo cambiato un po' i programmi.

🔸Giorno 1: Spiaggia di Portonovo⛱️. Abbiamo parcheggiato al parcheggio della spiaggia di Mezzavalle e da lì ci siamo spostati con la navetta che passa ogni 20 minuti.

🔸Giorno 1: Aperitivo a @lacima.sirolo ⛰️. Locale bellissimo che si trova proprio sulla cima del Conero, un posto per ritrovare il contatto con la natura e rilassarsi con gli amici. Qui vengo spesso a trovare il mio amico @christian_manganelli che ci lavora, un bravissimo Graphic e Web designer. 

🔸Giorno 1: Notte Rosa a Rimini🏖️. Abbiamo prenotato un ostello e qui ho ritrovato la mia collega bolognese @vivarulez .

🔸Giorno 2: In giro per Fano e pranzo sul lungo mare🌊.

🔸Giorno 2: Canoa a Fossombrone🚣‍♀️ e trekking per vedere la Gola del Furlo🥾con @ilponticello insieme alla guida @bianca_tonucci_guidaambientale . Era la prima volta che andavo in canoa e che ammiravo la Gola del Furlo, è stata una bellissima esperienza. La guida è stata molto preparata, disponibile e paziente (considerando che siamo arrivati leggermente in ritardo). Vi consiglio vivamente questo tour operator, organizza delle escursioni e delle giornate mozzafiato.

🔸Giorno 3: Giornata a Corinaldo🌄 ospitata dalla mia collega/amica dell'università @stellalatini .

🔸Giorno 4: Reunion al mare a Senigallia 🌅 con alcune colleghe/amiche dell'università @alessiatarantelli @ro.la__ @beeenni_995 @stellalatini .

Un viaggetto per tornare ad apprezzare le piccole cose, per ritrovare le amicizie perdute, per tornare in contatto con la natura, per fare quello che mi fa stare bene veramente, ovvero viaggiare♥️🧳.

Ringrazio i miei compagni di viaggio @matteodrusiani @rick_cucco @federicoserino ♥️

#maestreinviaggio















sabato 24 luglio 2021

DSA - Disturbi Specifici dell'Apprendimento

Buon pomeriggio ragazzi!
Oggi volevo condividere con voi alcune delle cose che sto studiando in questo periodo.
Mi sono iscritta al Master di I livello in Didattica e psicopedagogia per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento presso l'Università di Modena e l'intero corso è suddiviso in 5 moduli:
Modulo 1: Apprendimento e funzioni cognitive di base
Modulo 2: Identificazione precoce e attività di potenziamento
Modulo 3: Classificazione e criteri diagnostici dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Modulo 4: Metodo di studio e ambienti di apprendimento
Modulo 5: Pedagogia e didattica speciale.
Le lezioni sono state esclusivamente online e la cosa comoda è potevo seguirle in differita perciò, nonostante lavorassi, sono riuscita a seguire tutte le lezioni.
Ultimamente sto cercando di approfondire l'argomento sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento perché ci sono stati momenti, durante i miei due anni di insegnamento, che mi sono sentita come se non facessi abbastanza per aiutare alcuni dei miei alunni che avevano questi disturbi. A quanti di voi è capitato di sentirsi così?









venerdì 2 luglio 2021

Dario di un'insegnante alle prime armi #6

Avevo detto che avrei ripubblicato articoli dopo l’esame del master e invece eccomi qui con un mio solito flusso di coscienza.

Perché? Perché parlando con una mia amica e collega dell’università ho rivisto me stessa di qualche anno fa. Mi ha parlato della sua tesi con grandissimo orgoglio e con entusiasmo. Stavamo discutendo se iniziare un progetto insieme e quando ha detto “Io ci credo nel mio progetto di tesi” mi è scesa una lacrima.
Lo so che i miei articoli nell’ultimo anno sono stati abbastanza “tristi”. Ho vissuto l’anno a 360° e ho provato continuamente emozioni contrastanti.
Sono stata malissimo, ho pianto, ho provato rabbia, tristezza e ho pensato spesso “Non sto facendo abbastanza, non sto insegnando come vorrei”. Ho incontrato persone che non credevano che stessi facendo bene il mio lavoro e purtroppo mi sono lasciata condizionare da queste pensando che effettivamente non fossi una brava insegnante.
La seconda parte dell’anno invece ho ritrovato un po’ me stessa e ho iniziato a vivere in maniera più serena, ho smesso di piangermi addosso e ho iniziato a trovare delle possibili soluzioni per insegnare come volevo e per far stare bene i miei alunni.
Non vedevo l’ora che finisse la scuola e adesso mi ritrovo con l’ansia di essere di nuovo in disoccupazione.
Tutti mi dicono “Vabbè ma sei ancora al secondo anno di lavoro, hai solo 27 anni, hai tempo!” oppure “Devi fare gavetta all’inizio, ci vuole tempo per entrare di ruolo!”. Avete ragione, infatti è il problema è mio. Purtroppo, e per fortuna, sono cresciuta con l’idea di essere una donna indipendente e di non dover chiedere più niente ai miei, ma purtroppo sotto alcuni aspetti sono ancora un po’ vincolata.
Il problema è che sono cresciuta tenendomi sempre impegnata e il non far nulla mi mette ansia perché penso di non vivere a pieno la mia vita.
Vedo gente intorno a me che in questo periodo ha cambiato la propria vita in positivo, chi ha cambiato lavoro, chi ha finito l’università e inizierà una nuova sfida, io mi sento al punto di partenza.
Che poi sbaglio, non dovrei guardare gli altri, dovrei solo guardare me stessa e i progressi che ho fatto. È stato un anno difficile però ho sicuramente imparato tanto, è stata un’esperienza ricca.
Vorrei entrare di ruolo non tanto per avere una sicurezza ma perché da precaria non riesco ad esprimere del tutto me stessa come docente: vorrei gestire progetti, fare tutoraggio, sentirmi parte integrante di un posto.
Parlare con questa mia amica/collega mi fa stare meglio perché fortunatamente ci sono insegnanti simili a me, insegnanti che credono nell'Intercultura, nella sostenibilità e nell’educare le future generazioni alla cittadinanza.
Nei ringraziamenti della tesi avevo citato anche Sofia Corradi, mamma Erasmus. Li riporto qui per ricordarmi la “battaglia” che voglio continuare a “combattere” e che altre persone come me stanno portando avanti.




Grazie anche ad Eleonora, amica e collega💗

P.S. Vi prometto che il prossimo articolo sarà più positivo. 

domenica 25 aprile 2021

Diario di un'insegnante alle prime armi#5

Oggi è il giorno della liberazione e non mi sono sentita libera.

Mi sono sentita intrappolata nella mia ansia.

L’ansia di non fare abbastanza a lavoro.

L’ansia di non fare bene il mio lavoro.

L’ansia di non sentirmi una brava insegnante.

L’ansia di non riuscire a riprovare quelle sensazioni che ho provato durante il mio ultimo Erasmus.

Mi manca sentirmi piena, non sto dicendo che mi sento vuota ma mi sento stretta e l’Erasmus mi faceva sentire ogni giorno libera.  

Quando la gente mi chiede perché ho deciso di fare l’insegnante sorge spontaneo domandare anche “Ti piacciono i bambini?”

Non so perché la gente dia sempre per scontato che ad un’insegnante piacciano i bambini. 

Mi piace insegnare, mi piace la formazione, mi piace cambiare.

Faccio l’insegnante perché voglio cercare di cambiare quel pezzettino di mondo intorno a me.

Quando guardo i miei alunni cerco di ritrovare il mio bambino interiore e penso spesso a com’ero da bambina.

Penso come ho passato la mia infanzia, la mia adolescenza.

Ho vaghi ricordi, ricordo principalmente le cose traumatiche o che mi hanno fatto soffrire nonostante fossi una bambina serena, dolce e solare.

Ero una bambina altruista, ricordo che cercavo sempre di mettere la pace tra i miei compagni, che sorridevo sempre e amavo pitturare e mangiare. Passavo le ore a dipingere.

Grazie a questo lavoro ho ritrovato tutte le passioni che avevo da bambina e ragazzina: l’arte, la musica, la tecnologia.

L’adolescenza mi ha cambiata: ero triste, mi sentivo brutta, non intelligente. 

A parte la mia famiglia che mi ha sempre sostenuta, le persone intorno a me mi hanno fatto credere che fossi brutta, che non valevo niente.

Ho sofferto di bullismo. I miei compagni mi prendevano in giro per dei difetti fisici, per come mi vestivo, per ogni cosa.

Mi nascondevano le cose, mi facevano “scherzi” poco piacevoli.

Non sapevo difendermi e l’unica cosa che facevo era quella di piangere.

Ci sono stati professori che dicevano che non sarei stata mai in grado di fare l’università e che non avrei fatto niente nella vita. Così, un po' per volta, abbandonai tutte le mie passioni. 

Solo una professoressa, alle scuole medie, “mi prese per mano” e riuscì a trovare in me quello per cui ero portata. Lei era una professoressa che lavorava veramente per competenze, cercava di trovare i nostri punti di forza e li valorizzava.

Grazie a lei ho sviluppato le mie competenze tecnologiche, mi proponeva progetti in cui dovevo montare video, realizzare presentazioni power point. 

Lei mi aveva fatto sentire importante.

Solo ora penso che non le abbia mai detto grazie abbastanza per quello che ha fatto per me.

Per questo faccio l’insegnante: non voglio che le nuove generazioni si sentano come mi sono sentita io e come si sono sentiti tanti altri ragazzi.

Vorrei che i miei alunni si fidassero di me, che si sentano in grado di poter fare qualsiasi cosa nella vita, che credano in sé stessi.

Vorrei che non considerassero la scuola come un ambiente frustrante che ti tappa le ali ma un luogo dove poter emergere, vorrei farli credere nei propri sogni.

Vorrei sensibilizzarli al rispetto degli altri e dell’ambiente, ad ascoltare il prossimo, a parlare di sé ed esprimere i propri stati d’animo, a fare ciò che li fa stare bene e ad accettarsi.

Vorrei insegnare loro che il mondo non è solo la realtà che viviamo ogni giorno ma che fuori c’è un mondo da scoprire, delle culture da conoscere, dei luoghi da esplorare, dei paesaggi da ammirare.

Questa la bellezza della vita.

Per questo faccio l’insegnante: perché voglio cambiare quel pezzettino di mondo intorno a me.








mercoledì 24 marzo 2021

Gli animali

Cari lettori, 

questa settimana ho progettato una lezione sugli animali utilizzando l'app ThingLink
ThingLink è una app che permette di rendere  le immagini, foto, mappe geografiche interattive, tutto questo inserendo dei Tag.

Mi sono trovata benissimo ed è possibile renderla molto interattiva. 
Ho inserito principalmente video in riferimento agli animali che abbiamo trattato, ma si possono inserire anche immagini, siti web, testi, audio e si può cambiare anche l'impostazione della pagina. 

Qui potete trovate il link per vedere la lezione: Gli animali