Avevo detto che avrei ripubblicato articoli dopo l’esame del master e invece eccomi qui con un mio solito flusso di coscienza.
Perché? Perché parlando con una mia amica e collega dell’università ho rivisto
me stessa di qualche anno fa. Mi ha parlato della sua tesi con grandissimo
orgoglio e con entusiasmo. Stavamo discutendo se iniziare un progetto insieme e
quando ha detto “Io ci credo nel mio progetto di tesi” mi è scesa una lacrima.
Lo so che i miei articoli nell’ultimo anno sono stati abbastanza “tristi”. Ho
vissuto l’anno a 360° e ho provato continuamente emozioni contrastanti.
Sono stata malissimo, ho pianto, ho provato rabbia, tristezza e ho pensato spesso
“Non sto facendo abbastanza, non sto insegnando come vorrei”. Ho incontrato persone
che non credevano che stessi facendo bene il mio lavoro e purtroppo mi sono
lasciata condizionare da queste pensando che effettivamente non fossi una brava
insegnante.
La seconda parte dell’anno invece ho ritrovato un po’ me stessa e ho iniziato a
vivere in maniera più serena, ho smesso di piangermi addosso e ho iniziato a trovare
delle possibili soluzioni per insegnare come volevo e per far stare bene i miei
alunni.
Non vedevo l’ora che finisse la scuola e adesso mi ritrovo con l’ansia di
essere di nuovo in disoccupazione.
Tutti mi dicono “Vabbè ma sei ancora al secondo anno di lavoro, hai solo 27
anni, hai tempo!” oppure “Devi fare gavetta all’inizio, ci vuole tempo per
entrare di ruolo!”. Avete ragione, infatti è il problema è mio. Purtroppo, e
per fortuna, sono cresciuta con l’idea di essere una donna indipendente e di
non dover chiedere più niente ai miei, ma purtroppo sotto alcuni aspetti sono ancora
un po’ vincolata.
Il problema è che sono cresciuta tenendomi sempre impegnata e il non far nulla mi
mette ansia perché penso di non vivere a pieno la mia vita.
Vedo gente intorno a me che in questo periodo ha cambiato la propria vita in
positivo, chi ha cambiato lavoro, chi ha finito l’università e inizierà una nuova
sfida, io mi sento al punto di partenza.
Che poi sbaglio, non dovrei guardare gli altri, dovrei solo guardare me
stessa e i progressi che ho fatto. È stato un anno difficile però ho sicuramente imparato tanto, è stata
un’esperienza ricca.
Vorrei entrare di ruolo non tanto per avere una sicurezza ma perché da precaria
non riesco ad esprimere del tutto me stessa come docente: vorrei gestire
progetti, fare tutoraggio, sentirmi parte integrante di un posto.
Parlare con questa mia amica/collega mi fa stare meglio perché fortunatamente ci
sono insegnanti simili a me, insegnanti che credono nell'Intercultura, nella
sostenibilità e nell’educare le future generazioni alla cittadinanza.
Nei ringraziamenti della tesi avevo citato anche Sofia Corradi, mamma Erasmus. Li
riporto qui per ricordarmi la “battaglia” che voglio continuare a “combattere”
e che altre persone come me stanno portando avanti.
Grazie anche ad Eleonora, amica e collega💗
P.S. Vi prometto che il prossimo articolo sarà più positivo.
Ciao Federica,
RispondiEliminaÈ il primo tuo articolo che leggo, e sono contento di vedere una persona delle mie stesse origini che si mette in gioco come stai facendo tu.
Parlare delle proprie emozioni è bellissimo, e rivelarle ci libera un po' della paura che quotidianamente ci condiziona.
Voglio dirti che "il problema non è tuo": purtroppo siamo inseriti in un contesto sociale su cui abbiamo poco controllo, e questo ci spaventa. Quindi ti direi di non incolparti per qualcosa che non dipende da te.
Dalle tue parole si percepisce una forte energia, che però viene smorzata dalla paura.
Sono sicuro che quando riuscirai a dare quello schiaffo che tanto sogni a questa paura che quotidianamente affronti, la strada inizierà a sembrarti più leggera.
Il coraggio non ti manca.
Un saluto.
Ciao! Ti ringrazio tantissimo per le tue parole, mi hanno reso il cuore un po' più leggero.
EliminaLe terrò a mente.
Apprezzo molto il tuo commento.
Un saluto
Federica